
Correva l’anno 2016 quando uscì sul grande schermo Suicide Squad, un film dell’universo DC e in cui fece per la prima volta debutto al cinema Harley Quinn, interpretata dalla bellissima Margot Robbie, un’attrice australiana uscita fuori negli ultimi anni, dall’aspetto di bambola ed un curriculum di tutto rispetto (uno dei suoi primi film è The Wolf of Wall Street di Scorsese).
In Suicide Squad il Joker era Jared Leto (Fight Club, Ragazze interrotte, American Psycho, Requiem for a dream, Alexander, Blade Runner 2049, nonché frontman della band Thirty Seconds to Mars) e già questa sembrava una cosa singolare, abituati com’eravamo a figurarci il più acerrimo nemico col volto del compianto Heath Ledger o al massimo con quello di Jack Nicholson (Batman, 1989, di Tim Burton).
Comunque, sebbene ami molto divagare – specialmente su Batman – con il pipistrello Suicide Squad non c’entra quasi niente: in questa serie di film e fumetti viene assemblata una squadra speciale di criminali psicopatici in cui è presente, come vi dicevo, il Joker, la sua fidanzata Harley Quinn ed altri personaggi, di Batman non se ne vede l’ombra. In ogni caso però risultò un film molto riuscito, con la regia di David Ayer e al quale è seguito un altro capitolo, Suicide Squad – Missione suicida (2021), abbastanza maldistribuito a causa del Covid, uscito in Italia dal 2 Agosto e negli Stati Uniti dal 5 Agosto sia in sala che su HBO Max (una sorta di Netflix statunitense legata a Warner, e che in Italia risulta collegata a Sky, a sua volta collegato a Netflix: tant’è vero che su Netflix spesso appaiono film recentissimi e freschi di sala).
Da Suicide Squad comunque sono passati sei anni.
Anche se per molti sembra che Harley Quinn sia sempre esistita, perlomeno da quando si sente parlare di Joker nei film, si tratta in realtà di un personaggio relativamente giovane, creato da Paul Dini e Bruce Timm nel 1994, due animatori di cartoni di Batman. Se paragonata a Joker, che è del 1940, capiamo che Harley è davvero una ragazzina!
Eppure, il personaggio è così interessante da essere oramai noto a tutti e difficile da dimenticare. Il nome Harley Quinn, che prende dal momento in cui diventa una criminale, è la contrazione di Harleen Quinzel, nome di battesimo che a sua volte le valse la conquista del Joker, il quale si avvicinò a lei proprio perché il suono del suo nome gli ricordava Harlequin, la maschera veneziana – in realtà di origine bergamasca – nota a tutti, esempio di allegria e leggerezza.
Il Joker disse qualcosa del genere “Mi fa sentire bene”. Può davvero un nome influenzare l’amore? E quanto? Fatto sta che il nome è una delle prime cose che conosciamo di una persona, e ci rivela, implicitamente, molte cose di quella persona, sia della sua famiglia che di quanto ha vissuto fino a quel momento. E questo e altri dettagli della genesi di Harley Quinn sono spiegati nella prima storia in cui appare, Amore folle, realizzata dai già citati Paul Dini e Bruce Timm.
In Amore folle Harley dimostra subito, non solo di essere graziosa ma anche molto intelligente: arriva subito a confrontarsi con Batman, ad un passo da ucciderlo, lì dove Joker non era mai riuscito.
Dal 1994 in poi Harley è diventata molto popolare: oltre alle copiose uscite di fumetti che la riguardano, esiste anche una serie televisiva del 2002, Birds of Prey, di 12 episodi, dove la dottoressa Harleen Quinzel è tra le protagoniste (le Birds of Prey sono un gruppo composto da diverse supereroine come Catwoman, Batgirl, Hawkgirl, Oracle, etc.), ma addirittura di recente è uscito anche un intero film dedicato a lei: Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (sempre con Margot Robbie).

Ma perché attira tanto la storia tra Joker e Harley Quinn?
Forse perché è un rapporto malato, deviato. Inizialmente Harleen Quinzel era la psichiatra alla quale era stato affidato Joker, ma in breve la situazione si ribalta, perché anziché curarlo, perderà lei il senno, innamorandosi del suo paziente. Il personaggio di Harley è molto interessante proprio perché anche se follemente innamorata non è la classica donna sottomessa (sebbene faccia di tutto per compiacere il suo puddin‘, ovvero, budino, come chiama affettuosamente Joker), ma è carica di energia e con molte abilità; il modo in cui esplica il suo amore – che la vede purtroppo in una posizione di inferiorità, visto che spesso Joker la rifiuta – è ossessivo.
Nel fumetto che l’ha lanciata vengono messi subito in evidenza tutti i tratti della sua personalità: inizialmente famosa al college per le sue abilità di ginnasta, frequenta la facoltà di medicina (nella quale avanza rapidamente, talvolta trovando stratagemmi per superare gli esami senza studiare); ambiziosa, chiede di fare il tirocinio all’Arkham Asylum, il manicomio criminale di Gotham dove sono rinchiusi pazzi criminali e serial killer, e lì i medici le fanno notare che con il suo ricco curriculum avrebbe potuto richiedere di fare esperienza anche in posti più prestigiosi. Ma pare che lei volesse scrivere un’irritante “collana di libri di autoaiuto” e acquisire così la notorietà. Riesce con difficoltà a farsi affidare Joker e per lei quello è l’inizio della fine.

La lettura di Amore folle scorre leggera, con un tratto giocoso e mai volgare (i suoi autori spiegano nei commenti di come abbiano fatto a realizzare certe scene senza suscitare scandalo), ed è ben diverso dagli altri fumetti in circolazione su Harley che hanno una grafica certamente più accattivante, ma meno efficace. Amore folle risulta divertente e profondo, spiegando in un attimo chi è davvero Harley Quinn.
Una donna intelligente, sensuale e a suo modo romantica, ed è così che la descrivono gli autori sia nelle tavole che nella prefazione.
L’edizione contiene anche le tavole nella prima inchiostrazione in bianco e nero e nell’originale colorazione (il colore è stato poi rinnovato), gli autori spiegano inoltre la genesi di questo fumetto. In particolare, per chi ama disegnare, può essere utile annotare il trucchetto usato da Paul Dini per semplificarsi la vita: dividere la pagina in 9 riquadri, fotocopiare lo schema e impostare la storia in questo modo, al massimo ove necessario unendo i riquadri in delle strisce più lunghe. Niente complicati layout e risalto massimo alla storia.
Un’altra curiosità interessante è il fatto che Paul Dini e Bruce Timm si siano ispirati per il personaggio di Harley a una storia vera: una loro amica era invischiata in una relazione assolutamente tossica, in cui l’oggetto d’amore, a causa di alcune sue personali ossessioni (cit.), non riusciva a ricambiare opportunamente. D’altra parte, Joker, così come molti criminali reali, incarna lo stereotipo del perfetto narcisista. Ma questo sarebbe un discorso lungo e sinceramente di cavalcare l’onda del narcisismo, di cui spesso e volentieri si parla su internet, non ne ho proprio voglia. Ma sicuramente ringrazio Harley per non aver creato sua personale collana di irritanti e inutilissimi libri di autoaiuto ma essere diventata piuttosto una psicopatica gran figa decisamente più divertente. Grazie Harley.



Altri fumetti di Batman: Batman: Hush.
Fonti:
https://www.panini.it/shp_ita_it/batman-amore-folle-m1vdel004isbn-it08.html