Gennaio è finito e ho visto molti più film negli ultimi dieci giorni che nel mese scorso. Questi sono i pochi che sento di inserire in quest’articolo. Diciamo che ci sarebbero molte cose interessanti di cui parlare, ma nel frattempo beccatevi quelle più inutili.
Dentro l’inferno

Mi viene suggerito un film con protagonista un orso (Grizzly Man) e io mi ricordo del caro buon vecchio Herzog e della sua tediosissima quanto profonda Ballata di Stroszek (1976). Dentro l’inferno è un documentario sui vulcani, i primi venti minuti sono spettacolari. Poi, ci si può addormentare anche venti volte. In quest’ora e mezzo di viaggio (sono 104 minuti) tra Indonesia, Isole della Nuova Zelanda, Islanda, Etiopia e Corea del Nord viene mostrato perché i vulcani attraggono così tanto alcune persone: gli stessi studiosi fanno rilevazioni sapendo di avere un non trascurabile rischio di perdere la vita durante il loro lavoro. Eppure, continuano a farlo.
Uno sguardo anche alla strana vita che si conduce in Nord Corea, la cui storia è fortemente intrecciata al mito di un vulcano. Il documentario è stato realizzato insieme al vulcanologo britannico Oppenheimer, il suo libro “Eruptions that shook the world” è infatti quello dal quale ufficialmente il film è tratto.
What did Jack do?

“Dicono che il vero amore sia come una banana: dolce e dai riflessi dorati.”
“What did Jack do?”
Ma specialmente, perché io l’ho fatto?
Questo cortometraggio di Lynch dura solo 17 minuti, ma è assolutamente intollerabile. Una scimmia viene interrogata per scoprire se potrebbe essere responsabile di omicidio, avvenuto per amore di una gallina. Lynch è uno dei miei registi preferiti e un’estate vidi tutti i suoi corti. Questo, del 2017, mi mancava. E avrei preferito continuasse a mancarmi. Disponibile su Netflix.
Se volete una carrellata di recensioni brevi su tutti i corti di Lynch, un’estate avevo scritto questo. Lo trovo tuttora utile perché li avrei completamente dimenticati.
John Rambo

“Io non ho amici tra i civili.”
Per quale motivo Netflix ripropone RAMBO? Non ne ho idea. C’erano subdoli motivi per cui tutti il mese scorso guardavano Il Gladiatore, film obsoleto anni 2000, e il motivo era l’uscita imminente del nuovo House of Gucci del regista Ron Howard. Per Rambo non lo so, so solo che mi sono ritrovata a rivedere questa pellicola del 1982 che mostra le vicissitudini di un ex veterano del Vietnam maltrattato dallo sceriffo di una piccola città. Sylvester Stallone qui è giovanissimo e molto valido, doppiato da Ferruccio Amendola (che avevo sentito ultimamente in Scarface, voce fantastica, ma è anche nel Padrino). Non credo ci siamo molto da dire su Rambo, se non che posso proseguire con RAMBO II, RAMBO III, etc. oppure rivedere Mandingo e Rocky. Per chi non lo sapesse, Stallone è originario di Gioia del Colle, in provincia di Bari, da cui i nonni provenivano. Il padre era un barbiere.
Il menu di febbraio sarà molto più ricco, sempre se riuscirò a finire di vedere tutti i telefilm cinciuncian che ho iniziato.